Il mio primo Erasmus +: Finding N.E.M.O. (Natural EnviroMental Orientation)

Accade che nella vita pensi che il treno dell’Erasmus passi una volta sola nella vita, che una volta che lo hai preso (o non lo hai preso), dopo un lungo giro ti rilascia più o meno alla stessa stazione di partenza, carica altri passeggeri e ti lascia lì, con molti bagagli in più.
Poi però ti accorgi, iscrivendoti a qualche sito di annunci di lavoro e stage, che fra un annuncio e l’altro continua a rimbalzare la parola Erasmus +. Ma perchè, una volta laureata, ad università finita, o ad università neppure iniziata, si può ancora parlare di Erasmus+?
Ebbene, fra un passaparola e l’altro, compili l’application per sbaglio, e dopo due mesi sei lì, su un volo diretto ad Atene, senza avere la più pallida idea di cosa andrai a fare.
D’accordo, andiamo con ordine, perchè ho intenzione di dirvi tutto quello che c’è da sapere sul progetto europeo Erasmus plus.
Innanzitutto: cos’è? è il programma pensato dall’Unione Europea in tema di mobilità inerente l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport. Oltre a comprendere il ben noto programma di scambio universitario, vi rientrano anche scambi interculturali, training course, Servizio di volontariato Europeo.
chi può partecipare? studenti di ogni ordine, formatori e professionisti di aziende, insegnanti e professori addirittura!
Uno degli obiettivi chiave, infatti, è alzare il livello di formazione in Europa e favorire la mobilità europea; non l’Unione Europea delle banche, ma dei cittadini, una Unione che vuole formare una nuova classe dirigente, che punta non solo alle conoscenze, ma alla formazione individuale.
Dette (e lette) tutte queste cose, una mattina di settembre compilo la mia application per uno scambio giovanile dalle tematiche strafighe: “Finding N.E.M.O.” un progetto che coinvolge otto paesi (Germania, Italia, Grecia, Spagna, Turchia, Lituania, Polonia e Croazia) avente l’obiettivo di avvicinare i giovani alla natura e ad uno stile di vita salutare, il tutto in un ambiente dinamico e multiculturale.
Dopo qualche settimana Mattia, il Presidente di SOS Europa, associazione italiana partner del progetto, mi ha chiamato per dirmi che ero stata selezionata.
Fino al giorno stesso della partenza non sapevo bene cosa aspettarmi, e appena salita sull’aereo ho avuto un po’ il timore di aver fatto una cazzata.
poi l’aereo si è sollevato da terra, ho lasciato in Italia le ansie e lo stress,ho chiuso gli occhi mentre volavo sopra Corfù e Corinto e all’ora del tramonto mi trovavo con gli occhi rivolti verso il mio mare greco, in un pic up con ragazzi polacchi, greci e spagnoli.
In questa settimana abbiamo fatto di tutto: riflettuto sulle abitudini alimentari, approfondito le dinamiche dell’economia rurale tipico della fascia costiera greca, sono andata a cavallo, tirato con l’arco e osservato il golfo di Megara dall’alto di una pineta scoscesa a strapiombo sul mare.
In più di un momento ho avuto modo di trovarmi da sola con me stessa e riflettere su quanto mi stava succedendo attorno: poco dopo le sette dalla mia finestra vista mare vedevo spuntare il sole: infilavo un maglione e scendevo in spiaggia, per ringraziare dello spettacolo della natura.
è stato bello venire a contatto con culture diverse, imparare a dire ciao in altre sette lingue, a mangiare biscotti al cioccolato croati o il pismaniye turco (ma che bontà divina è????), scambiarsi esperienze davanti ad una birra (o un pita ghiros!).
Onestamente non credevo che questi otto giorni all’ombra di Atene potessero lasciarmi così tanto in termini umani, non immaginavo possibile affezionarsi, in così breve tempo, a persone fino a qualche settimana fa sconosciute.
A dare ancor più valore simbolico a questa esperienza è stato concludere il tutto ad Atene, a vedere il mondo dall’alto dell’Acropoli. all’ingresso al sito archeologico c’è un cartello: in inglese e in greco dice “L’europa è nata qui”.
Mentre guardavo il flusso di persone scattare foto al Partenone, ho pensato a tutte le volte in cui, insieme agli altri ragazzi, all’inizio di ogni attività, ci disponevamo in cerchio per ascoltare.
Ho pensato alla bandiera dell’Unione Europea, non concentrandomi sullo sfondo blu o il numero di stelle, ma sul cerchio: la figura perfetta che tutto include e che nulla lascia al di fuori di sè.
Voglio pensare che questo cerchio virtuale, questo sogno immaginato decenni fa, siamo noi giovani, che viaggiamo grazie all’Unione senza confini, che approfittiamo delle opportunità che ci garantisce, che le condividiamo con quanti non le conoscono per rendere questo cerchio fatto di stelle ancora più grande.
il giorno prima della partenza ho espresso questo stesso pensiero mentre ero in cerchio insieme a tutti i miei compagni di avventura, su una spiaggia fatta di ciottoli, all’ora del tramonto.
Non pensavo che le mie parole potessero avere un forte impatto, eppure una ragazza si è avvicinata a me in lacrime, dicendomi “con le tue parole hai toccato la mia anima”.
Ho acquisito la consapevolezza di ciò che avevo detto solo in quel momento, e l’ho capito fino in fondo.
vorrei trovare un modo per non spezzare questo cerchio magico che si è creato una settimana fa fra questi quaranta ragazzi provenienti dai quattro angoli d’Europa e che si crea ogni volta che inizia un progetto erasmus plus. ho capito che il mondo per non spezzarlo era uno solo: diffondere la mia esperienza.
è uno spazio piccolo questo blog, neanche così frequentato, eppure se riesce ad arrivare anche ad uno solo dei miei lettori, credo che avrò onorato il desiderio di Europa che tanto mi ha rincorso in questa settimana, in questi anni.
Ringrazio SOS Europa per questa esperienza forte, sperando sia la prima di tante altre.
Grazie ai ragazzi di Youth Horizons, che a Megara ci hanno accolti con un calore inimmaginabile.
Grazie ai volti dei miei 39 compagni di viaggio.
Caring is sharing.
p.s. “una faccia una razza” is the real power.

  • di Chiara Curia

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