La questione della leadership giovanile nel Terzo Settore e nelle organizzazioni civiche europee non rappresenta soltanto un tema valoriale, ma una condizione strutturale per la sostenibilità futura di associazioni, reti e movimenti sociali.
Il ricambio generazionale negli organi direttivi non è un’opzione, ma una necessità: da esso dipendono l’innovazione, la capacità di attrarre risorse e la legittimità delle istituzioni non profit.
1. Lo scenario europeo
Il quadro politico di riferimento è delineato dalla EU Youth Strategy 2019–2027, che individua tre priorità: Engage (partecipazione democratica), Connect (cooperazione transnazionale), Empower (rafforzamento delle competenze).
Questa cornice è stata rafforzata dalla Dichiarazione di Bonn (2020) e dai recenti processi di EU Youth Dialogue, che hanno posto l’accento sulla necessità di integrare i giovani nei processi decisionali a livello istituzionale e associativo.
Dati comparativi
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Partecipazione civica: il 60% dei giovani europei (16–30 anni) si dichiara pronto a contribuire attivamente alla società (Eurobarometro 2024).
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Governance associativa: in Italia, meno del 20% dei componenti dei consigli direttivi di ETS ha meno di 35 anni; l’età media dei presidenti è superiore ai 50 anni (ISTAT, 2023).
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Erasmus+: nel 2023 oltre 1,3 milioni di giovani hanno partecipato a progetti europei, ma meno del 10% ha avuto ruoli di coordinamento o leadership.
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Percezione di ascolto: solo il 28% dei giovani ritiene che i decisori politici prendano realmente in considerazione le loro istanze.
Questi dati evidenziano una asimmetria strutturale: un elevato livello di partecipazione giovanile non si traduce in un corrispondente potere decisionale.
2. Ostacoli al ricambio generazionale
a) Barriere culturali
Molte organizzazioni considerano i giovani come “beneficiari” piuttosto che come co-decisori. Questa visione paternalistica limita l’accesso a ruoli di responsabilità.
b) Barriere strutturali
La rigidità degli statuti, la mancanza di strumenti di accompagnamento e la scarsa apertura dei CdA verso nuovi membri ostacolano l’inserimento di giovani leader.
c) Barriere di competenze
Nonostante i giovani possiedano competenze digitali e capacità di innovazione, spesso non hanno una formazione specifica in management del non profit, governance, europrogettazione e fundraising, elementi fondamentali per la leadership del Terzo Settore.
3. Opportunità europee per lo sviluppo della leadership giovanile
L’Unione Europea ha attivato diversi strumenti che, se correttamente utilizzati, possono favorire il passaggio dalla partecipazione alla leadership:
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Erasmus+ – Youth Participation Activities (KA154): progetti locali e transnazionali dove i giovani assumono ruoli di coordinamento e co-decisione.
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Erasmus+ – Mobility for Youth Workers (KA153): percorsi di formazione per animatori giovanili, essenziali per sviluppare una nuova classe dirigente.
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European Solidarity Corps: opportunità di volontariato e progettazione di iniziative locali, con crescente enfasi sullo sviluppo di competenze trasversali.
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European Youth Capital: titolo conferito annualmente a una città che promuove politiche innovative per i giovani, con forte visibilità internazionale.
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EU Youth Dialogue: processo strutturato di consultazione che, se rafforzato, può evolvere in veri e propri strumenti di policy-making condiviso.
4. Impatti attesi del ricambio generazionale
La letteratura internazionale e gli studi sul non profit confermano che l’inserimento dei giovani nei processi decisionali comporta effetti misurabili:
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Innovazione: le organizzazioni con giovani nei CdA mostrano un incremento del 30–35% nella capacità di ideare nuovi progetti e approcci.
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Sostenibilità: il coinvolgimento giovanile garantisce la continuità associativa e la resilienza in tempi di crisi.
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Inclusione digitale: i giovani portano competenze in comunicazione online, data management e tecnologie emergenti, fondamentali per la competitività del Terzo Settore.
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Legittimazione democratica: una governance che include i giovani aumenta la credibilità delle associazioni presso stakeholder istituzionali e comunitari.
5. Una roadmap operativa
Per trasformare la partecipazione giovanile in leadership effettiva, si suggeriscono tre direttrici operative:
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Riforme statutarie: introdurre quote minime (es. 30% under-35) nei consigli direttivi degli ETS.
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Percorsi di mentorship: abbinare senior e giovani in processi di trasferimento di competenze, con obiettivi concreti di policy-making.
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Formazione professionalizzante: avviare programmi specifici in europrogettazione, fundraising, impact assessment e management del non profit.
Conclusioni
La leadership giovanile non è un accessorio, ma una condizione di sopravvivenza per il Terzo Settore europeo.
Le associazioni che sapranno integrare i giovani nei propri organi direttivi non solo rafforzeranno la propria legittimità sociale, ma diventeranno più competitive nell’accesso ai fondi europei, più innovative nell’azione e più credibili agli occhi delle istituzioni.
Il futuro della governance non si misura dal numero di giovani coinvolti in attività, ma dalla loro capacità di guidare, decidere e innovare.
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